
Oggi fuga dal 2021: salita lungo la mulattiera per il borgo medievale di Savogno e discesa per il sentiero panoramico delle cascate dell’Acquafraggia, alla ricerca della perfetta simbiosi tra uomo e natura.
Per chi vuole osservare con rispetto l’ambiente circostante, non dominarlo e vederne gli effetti sorprendenti, questo è il posto giusto. Noi, la prima domenica di sole di zona gialla, dopo ben nove mesi, abbiamo sentito di nuovo il richiamo di quella terra antica: siamo tornati a farci catturare dall’atmosfera di altri tempi, quasi in un altro mondo!
Scheda tecnica:
Percorso: salita: mulattiera da Borgonuovo (m 446) a Savogno (m 932); discesa: sentiero panoramico delle cascate dell’Acquafraggia (si può fare anche al contrario)
Lunghezza del percorso: 2886 gradini! Metri di dislivello: 500
Difficoltà: salita semplice, con gradini della mulattiera; discesa a tratti ripida con gradoni e alcuni punti un po’ pericolosi in un sentiero comunque ben attrezzato
Mezzo: a piedi; no passeggino
Tempo di percorrenza: circa 1 ora e mezza per la salita e 1 per la discesa, senza contare le tante tappe panoramiche!
Età: 6+; i bambini devono però essere abituati a camminare in montagna.
Periodo: sono preferibili le stagioni calde per godere della brezza vicino all’acqua e per prendere un po’ di sole al parco delle cascate o sui prati dietro la chiesa parrocchiale di Borgonuovo e di Savogno.
Consigli: portarsi una borraccia d’acqua da riempire. Non mancano le fontane con acqua fresca: una alla partenza, una lungo la salita (lungo la mulattiera, circa a un terzo del percorso) e una all’arrivo (fontana all’entrata di Savogno).
Informazioni per l’itinerario: su 44 Passi in Valtellina e Valchiavenna (tutte le stampe ed edizioni); presto, anche su una prossima uscita…
Consigli: se si prolunga l’escursione di mezz’ora, si può raggiungere l’altro caratteristico paesino di Dasile, con una bella vista sul fondovalle e su Savogno. Portarsi un costume da bagno in estate per prendere il sole e bagnarsi ai prati di Borgonuovo.

Prima domenica soleggiata e calda in zona gialla: vuoi non approfittarne? In Lombardia, ci aspetta un luogo affascinante fermo a secoli fa, intoccabile da tutto e tutti. Mi pare un’ottima idea per una veloce fuga dal 2021. Non possiamo non scegliere luogo più suggestivo di questo. Sì, perché si narra che il grande Leonardo rimase incantato dall’imponenza delle Cascate dell’Acquafraggia, ultimamente da me visitate spesso per rimediare a tutte le volte in cui le ho solo guardate dalla macchina. Non che non le abbia mai raggiunte, per farci un bagno rinfrescante d’estate, quando i prati ai suoi piedi diventano simili a distese gremite di gente “spiaggiata”.
Ma non le ho mai veramente osservate da vicino, da ogni prospettiva possibile, da tutte le altezze, scrutate e interpretate, non certo all’altezza di Leonardo da Vinci, il primo scienziato “ecologista” che osservava il creato non per dominarlo, ma per comprenderlo e basta. Proviamo allora a imitarlo almeno oggi, mentre ce lo immaginiamo qui con noi, magari a disegnare uno schizzo che gli ispirerà un progetto idraulico…
Sì, perché per Leonardo non poté mancare, nei suoi viaggi e pensieri di alta sensibilità, una sosta alle Cascate dell’Acquafraggia (dal latino aqua fracta, “acqua interrotta” proprio dai tanti sbalzi, in un doppio salto gemello), che prendono il nome dal torrente che nasce dal Pizzo di Lago a 3050 metri. Quelle più in basso sono le più suggestive: come a dire che, a volte, le cose terra a terra lasciano di più il segno. Ma se volete prendere quota, non preoccupatevi: vi aspettano circa 500 metri di dislivello per raggiungere Savogno.
Testimonianza del passaggio del genio leonardesco per di qui, il famoso Codice Atlantico:
«Trovandosi a passare per Valle di Ciavenna […] su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…».
Sono proprio loro, le cascate dell’Acquafraggia, il punto di partenza della nostra gita. Parcheggiamo appena sotto, ai loro piedi, dietro la chiesa di Borgonuovo di Piuro, che troverete sulla SS37 (direzione St. Moritz), sulla sinistra. Prima della salita, concediamoci una visita a distanza ravvicinata: guardiamo dal basso quei salti d’acqua che, presto, studieremo da vicino.
Ora, azioniamoci. Dal prato di fronte alle cascate, prendiamo una stradina a destra che porta su una strada laterale, imbocchiamo a sinistra un sentiero fino alle ultime case di Borgonuovo. Qui, sta a noi scegliere se prendere a sinistra il Sentiero Panoramico, o procedere dritti per i primi (e infiniti!) gradini. Noi consigliamo prima il dovere, poi il piacere: saliamo così a Savogno per la monotona, ma senz’altro più semplice e caratteristica, mulattiera di ben 2886 gradini: che fatica! E pensare che fino a poco tempo fa ci si arrivava soltanto a piedi… In questo modo, possiamo connetterci sin da subito ai tempi di remoti viandanti e contadini.

Le indicazioni saranno frequenti e chiare per tutto il sentiero. A circa un terzo della salita, un cartello ci segnala, sulla destra, una deviazione per visitare uno dei tradizionali torchi della zona, una piacevole tappa che movimenta un po’ la noia. Diverse soste caratteristiche renderanno la salita più simpatica, come una fontana, diversi crotti e stalle e una cappella con una vista che vi preparerà a quella ancora più emozionante della meta finale.
Dopo circa un’ora e mezza, attraverso un bivio con due varianti verso la fine (una a destra, più ripida ma più veloce, e una a sinistra, più lunga ma più leggera), eccoci a Savogno, “dove il tempo si è fermato”. Come non essere d’accordo con questo “biglietto da visita”? Ammiriamo prima la valle stesa ai nostri piedi, dal sagrato pratoso di fronte alla prima chiesa condotta da don Guanella, santificato nel 2011, che viene qui ricordato con una scultura pregevole su uno sfondo incontaminato.
Concediamoci una visita nella chiesa cinquecentesca in parte ristrutturata da don Guanella, alziamo il naso all’insù, fuori, verso il campanile ancora originario! Ritorniamo alle origini, allora, tra i vicoli di case caratterizzate da antichi ballatoi in legno. Parola-chiave di questo luogo sembra essere veramente quella di cui parlava lo stesso don Guanella:
“Savogno è villaggio umilissimo che si aggrappa agli scogli del monte”.

La semplicità, a volte, è la soluzione a tutto… L’isolamento di cui hanno potuto godere i suoi abitanti, certo con tanti sacrifici, è l’ingrediente non più segreto che rende questo paese così fiabesco. Lasciamoci catturare dall’atmosfera misteriosa di altri tempi. Fermiamoci anche noi. Stupiamoci di ogni più piccolo, ma grande, particolare. Ascoltiamo il silenzio, anzi il respiro, della natura e della piccola grande storia che è passata anche di qui: un lavatoio pubblico per le cure igieniche in cima al paese, infatti, ci ricorda che la peste manzoniana si è insinuata anche qui, oggi come ieri. Chiudiamo in bellezza con una visita al cimitero, ampliato sempre da don Guanella, un vero e proprio gioiellino che ora osserviamo con rispettabile silenzio.
Un picnic con vista mozzafiato, in tutti i sensi, ci ricarica per la discesa pomeridiana, finalmente a contatto con l’acqua. Leonardo sarebbe fiero, oggi, dell’attrezzato sentiero panoramico circondato da castagni, ginestre e rocce. Attraversiamo ponti sospesi, seguiamo il tragitto dell’acqua dai mille colori, scendiamo scale di ferro e di pietra, godiamoci la bellezza del creato da terrazze appunto panoramiche.

Anche questo itinerario di discesa è ben segnalato: la variante si snoda dalla mulattiera dopo circa dieci minuti da Savogno. Prendiamo a destra il sentiero (cartelli), che si presenta subito ben diverso dai gradini a cui eravamo abituati. Un bosco da una stradina sterrata, con sassi, massi, punti un po’ più impegnativi e ripidi ma più movimentati, ci condurrà per una discesa adrenalinica dai mille effetti a sorpresa. Questo percorso è costituito da qualche breve variante per ammirare la potenza dell’acqua e della natura da tutte le prospettive.
Io ricordo una certa dose di attenzione e i bastoncini che possono aiutare soprattutto le persone dalle gambe non chilometriche o chi, come me, teme di più la discesa della salita. Il sentiero, infatti, presenta scale molto ripide, gradini artificiali stretti e altri, naturali e altissimi. Non mancano parapetti di cavi di acciaio che aiutano nei punti più esposti e complicati, ma in ogni caso è un percorso che va seguito sì ammirando il paesaggio circostante ma rimanendo sempre concentrati.
E mentre fotografiamo ogni dettaglio che ci colpisce, come superfici levigate e “toboga” creati dalla forza dell’acqua, ci chiediamo come poteva non ammirare qui la forza della natura una persona eclettica come Leonardo, in grado di conciliare arte, scienza e ingegneria nei suoi quadri, schizzi, progetti. Come poteva non farsi ispirare dagli spruzzi dell’acqua, dai suoi effetti ottici e dai suoi movimenti, colui che sapeva rendere prima teoria e poi, spesso, pratica, l’idraulica? Come poteva non trovare pace qui colui che sapeva realizzare la perfetta simbiosi tra uomo e natura?
Troviamo qui anche noi la quiete, oggi, e magari un filo di ispirazione: basta così poco…

E ora, un po’ di curiosità… che vi faranno venire ancora più voglia di scoprire questi luoghi!
– il paese di Savogno è disabitato definitivamente dal 1968, tranne che in estate, quando è raggiunto sia per alpeggio che maggengo.
– La frazione non fu colpita dall’enorme frana che seppellì Piuro nel 1618, ma da un’altra tragedia del Seicento: la peste manzoniana. Il morbo arrivò anche qui. Una leggenda locale narra che gli abitanti di Dasile si accorsero che quelli di Savogno avevano pensato bene di tagliare tutti i ponti, letteralmente. Arrabbiati, gli abitanti di Dasile gli lanciarono di là dal fiume un gatto morto: il germe approdò anche a Savogno, che si trovò a fare i conti con quel male che avevano cercato di tener lontano.
– Il paese si trova ancora oggi sotto la maledizione del diavolo in persona, che ha impresso il suo “marchio” su una roccia lungo la strada: “il sas de l’anticrist”.
– La scuola antica del paese è oggi il Rifugio Savogno (finora inagibile per le restrizioni; informatevi prima sul web per continui aggiornamenti), punto di ristoro e di appoggio per chi vuole arrivare alla sorgente della cascata (4/5 ore di cammino da Savogno); una recente ristrutturazione l’ha reso ancora più accogliente.
– Per altre interessantissime chicche, visitate il blog: Savogno e Dasile: escursione tra i borghi fantasma della Valchiavenna (unviaggioinfiniteemozioni.it)
